Quando è nato il touchscreen?

Dai laboratori militari ai primi computer educativi: la lunga evoluzione del touchscreen
Oggi diamo per scontato di poter interagire con i nostri dispositivi semplicemente toccando uno schermo. Ma quando è nata davvero la tecnologia touchscreen? E com’è stata accolta nei primi anni? Scopriamolo insieme.
I primissimi esperimenti: anni ’60 e ’70
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la tecnologia touchscreen non è figlia dell’era degli smartphone. Le sue radici affondano negli anni ’60, quando l’ingegnere britannico E.A. Johnson lavorava presso il Royal Radar Establishment. Nel 1965 descrisse un sistema capace di rilevare il tocco su uno schermo, una primitiva interfaccia touch basata su tecnologia capacitiva, simile a quella che oggi troviamo negli smartphone moderni.
Questa invenzione fu poi perfezionata negli anni ’70, trovando applicazioni nei sistemi di controllo del traffico aereo britannici. Tuttavia, si trattava ancora di ambienti altamente specializzati, non destinati al grande pubblico.
Il primo touchscreen “popolare”: PLATO IV (1972)
Uno dei primi dispositivi dotati di touchscreen accessibile al pubblico fu il PLATO IV, un terminale educativo sviluppato all’Università dell’Illinois. Utilizzava una tecnologia ad infrarossi: una griglia di raggi attraversava lo schermo e rilevava le interruzioni causate dalle dita. Era usato per programmi educativi e giochi didattici, in un’epoca in cui l’idea stessa di “interfaccia utente” era ancora in fase di definizione.
Anni ’80: i primi dispositivi commerciali
Negli anni ’80 iniziarono a vedersi i primi tentativi di portare la tecnologia touchscreen nel mondo dell’elettronica di consumo. L’HP-150, un computer prodotto da Hewlett-Packard nel 1983, è considerato uno dei primi PC con touchscreen. Anche lui utilizzava la tecnologia ad infrarossi, ma soffriva di alcuni limiti tecnici, come la necessità di mantenere pulito lo schermo per garantire una buona rilevazione del tocco.
In parallelo, anche nel settore arcade si sperimentava: giochi come Computer Quiz di Atari (1976) e altri titoli usavano input touch primitivi, spesso basati su pannelli sensibili alla pressione o superfici conduttive.
Gli anni ’90 e il boom dei PDA
Il vero salto di qualità arrivò negli anni ’90 con i PDA (Personal Digital Assistant). Dispositivi come l’Apple Newton (1993) e soprattutto il Palm Pilot (1997) portarono il touchscreen (resistivo, in questo caso) nelle mani dei professionisti. La penna stilo divenne il modo standard per navigare i menu, prendere appunti e gestire contatti. Non erano ancora pensati per l’uso con le dita, ma posero le basi per ciò che sarebbe arrivato dopo.
L’iPhone e il punto di svolta (2007)
La rivoluzione definitiva arrivò nel 2007 con il lancio dell’iPhone. Per la prima volta, un dispositivo di massa usava un touchscreen capacitivo multi-touch progettato per essere usato con le dita. Niente penna, niente pressione: bastava sfiorare. Da quel momento, tutto cambiò.
“Sebbene oggi sia sinonimo di modernità, il touchscreen è una tecnologia che ha più di 60 anni di storia. Dai laboratori militari ai videogiochi arcade, dai computer sperimentali agli smartphone di ultima generazione, ha attraversato ogni epoca con adattamenti e innovazioni.”