La storia di Commodore: dal mito dei personal computer alla crisi

Dalle macchine da scrivere al computer più venduto di sempre: l’ascesa, l’innovazione e il declino di una leggenda dell’informatica
Commodore International Ltd., nata originariamente come Commodore Portable Typewriter Company, è stata una storica azienda multinazionale attiva dal 1955 al 1994, diventando celebre soprattutto per la produzione di personal computer. Tra i suoi prodotti più noti si ricordano il Commodore 64, il VIC-20 e il Commodore PET, tutti capaci di rivoluzionare il settore dell’informatica domestica.
Fondata nel 1954 da Jack Tramiel, la compagnia nacque come piccola officina per la vendita e riparazione di macchine da scrivere. Negli anni, Tramiel, grazie alla sua visione e al supporto di partner come Manfred Kapp, trasformò l’azienda in una vera e propria potenza nel campo dell’elettronica. Dal 1976 la sede operativa si trovò a West Chester, in Pennsylvania, mentre la sede legale fu spostata alle Bahamas.
Ancora oggi i marchi Commodore e Amiga (acquisito successivamente da Commodore stessa) vengono saltuariamente utilizzati per progetti vari, spesso oggetto di controversie legali, pur non avendo più alcun legame con l’azienda originale.
La figura di Jack Tramiel
Jack Tramiel, polacco di origine ebreo, sopravvissuto ai campi di concentramento di Auschwitz, emigrò negli Stati Uniti nel 1947. Arruolatosi nell’esercito americano, lavorò come cuoco e successivamente come riparatore di macchine da scrivere. Proprio da questa esperienza nacque nel 1954 la Commodore Portable Typewriter Company, fondata insieme a Kapp in un piccolo negozio del Bronx. Per sopravvivere economicamente Tramiel svolgeva anche l’attività di tassista.
Il nome Commodore venne scelto da Tramiel ispirandosi ai gradi militari: “Commodore” era uno dei pochi titoli non ancora usati da altre aziende. Negli anni, questa denominazione sarebbe diventata iconica.
Dalle macchine da scrivere alle calcolatrici
Nel 1955 Tramiel trasferì l’attività in Canada, fondando la Commodore Business Machines Ltd. con l’intento di importare macchine da scrivere europee. Tuttavia, l’invasione del mercato americano da parte di produttori giapponesi a basso costo spinse Commodore a riposizionarsi nel settore delle calcolatrici meccaniche.
Nel 1962, Commodore si quotò in borsa e, poco dopo, lanciò le sue prime calcolatrici elettroniche, diventando rapidamente uno dei marchi più noti del settore, con un’ampia gamma di prodotti destinati sia al mercato consumer che a quello scientifico.
La svolta con i personal computer
La svolta arrivò nel 1976, quando, per svincolarsi dalla dipendenza da fornitori esterni, Tramiel acquisì la MOS Technology Inc. per 800.000 dollari. Questo portò in Commodore ingegneri di talento come Chuck Peddle, che convinse Tramiel a entrare nel mercato dei computer domestici. Fu così che nel 1977 nacque il Commodore PET, uno dei primi personal computer a basso costo, progettato con l’obiettivo di mantenere i costi contenuti.
Il successo proseguì con il VIC-20 (1981), considerato il primo vero home computer di massa grazie al prezzo accessibile, alla grafica a colori, al sonoro e alla possibilità di collegarlo direttamente a un televisore, senza bisogno di monitor.
Il fenomeno Commodore 64
Nel 1982 arrivò il leggendario Commodore 64, un computer che conquistò il mercato mondiale, grazie a memoria ampliata e chip dedicati a grafica e suono. Il C64 divenne l’home computer più venduto di tutti i tempi, superando i successivi tentativi di Commodore (come la serie 264) che non riuscirono a replicarne il successo.
Nel 1985 fu lanciato il Commodore 128, retrocompatibile con il C64 e arricchito di nuove funzioni, ma ormai il mercato stava cambiando e Commodore iniziò a cimentarsi anche nei PC IBM compatibili e nella linea Amiga, grazie all’acquisizione della Amiga Corporation.
L’era Amiga e il declino
Nonostante l’innovazione portata con i modelli Amiga, che eccellevano in grafica e multimedialità, Commodore non riuscì a conquistare il mercato statunitense quanto quello europeo, dove continuava a mantenere alte quote di vendita, soprattutto in Germania.
Negli anni ‘90 l’azienda lanciò diversi progetti, tra cui il CDTV, il mai completato Commodore 65 e la console CD32, ma nessuno di questi riuscì a risollevare le sorti del gruppo.
Nel 1994, a causa di scelte strategiche sbagliate e prodotti di qualità inferiore, Commodore dichiarò bancarotta e venne posta in liquidazione.
Dalla liquidazione alle battaglie legali
Nel 1995 i marchi e le proprietà intellettuali vennero acquistati dalla tedesca Escom e successivamente da Gateway, passando poi nel tempo sotto il controllo di altre società come Tulip Computers, Yeahronimo Media Ventures (poi ribattezzata Commodore International Corporation) e infine C=Holdings.
Nel frattempo, vari tentativi di rilanciare il marchio portarono all’uscita di gadget hi-tech, notebook e persino di un PC ispirato al C64, realizzato da Commodore USA, che riscosse un discreto successo tra gli appassionati, ma che non fu sufficiente a riportare l’azienda agli antichi fasti.
L’eredità
Tra il 1977 e il 1994 Commodore ha venduto decine di milioni di computer, contribuendo in modo determinante all’alfabetizzazione informatica di massa. Fu grazie anche a Jack Tramiel che il computer passò dall’essere uno strumento per pochi professionisti a un bene accessibile per milioni di famiglie in tutto il mondo, grazie al microprocessore e all’elettronica miniaturizzata che permisero l’abbattimento dei costi.